Per la mia quarta volta alle Svalbard ho deciso finalmente di fare un viaggio wild ai massimi termini. Nel viaggio dello scorso Marzo, avevo optato per diverse escursioni in nave, che mi avevano dato l’opportunità di vedere da vicino la fauna artica. Quest’anno, a causa dei ritardi prodotti da Henningsen, compagnia turistica locale, senza alcun preavviso, tutte le 4 escursioni prenotate sono state annullate. Il viaggio è cominciato veramente male ma non pensavo che ciò si sarebbe rivelato l’inizio di un’avventura indimenticabile.
IL VIAGGIO ALLE SVALBARD
Come al solito, per raggiungere queste sperdute isole, il viaggio è stato lunghissimo. All’andata ho optato per Sas, come al solito, essendo ormai un cliente abituale. Il volo prevedeva uno scalo lungo a Copenaghen ed una notte ad Oslo. Qui avrei incontrato un mio amico che partiva da Verona, che ha deciso di accompagnarmi in viaggio.
La giornata tutto sommato è passata abbastanza velocemente, perchè prenotando prima, avevo preso la tariffa Sas Pro, che mi ha consentito di godere dei servizi della Sas Lounge di Copenghen. Il volo per Oslo è stato brevissimo e sono arrivato intorno alle 23.

Qui abbiamo preferito dormire al Radisson Red, accanto all’aeroporto, per essere belli pronti la mattina seguente.
Il mattino dopo eravamo belli e pronti per la partenza, intorno alle 10:00 del mattino. Come per tutti i voli in partenza per le Svalbard, è previsto uno scalo tecnico a Tromso, dove bisogna scendere dall’aereo e procedere al controllo passaporti. Nonostante facciano capo al governo di Oslo, le Svalbard sono al di fuori dell’area Schengen. L’atterraggio a Tromso è stato uno dei più brutti e difficili della mia vita. Tirava un vento fortissimo e il cielo era pieno di nuvoloni neri. L’aereo era quasi incontrollabile ma devo ammettere che il pilota è stato bravissimo. All’uscita dall’aereo stavo per vomitare.
La partenza è stata all’altezza dell’atterraggio, con il pilota che ha dovuto spingere i motori al massimo, quando l’aereo era ancora fermo, per non farsi travolgere dal vento in decollo.
Dopo circa due ore eccoci atterrati a Longyearbyen. La mia quarta volta alle Svalbard, dopo il primo viaggio di qualche giorno nel 2019 e la bellissima crociera fino a 80°C del 2020 e il suddetto viaggio del 2021.
Atterrati c’era un clima veramente polare, con temperatura intorno ai -17 °C e percepita pari a -30 °C. Per dormire abbiamo optato per la Gjestehuset 102, un paio di km fuori dal centro.
Nonostante la distanza, il luogo è strategico per chi volesse tentare di avvistare l’aurora boreale, dato lo scarso inquinamento luminoso.


Arrivati in guesthouse abbiamo subito fatto una bella passeggiata nel centro di Longyearbyen, sempre molto suggestivo.

IL SECONDO GIORNO ALLE SVALBARD
Per il primo giorno di esplorazione, abbiamo quindi optato per l’escursione in motoslitta verso la east coast. Ci siamo rivolti a Svalbard Adventure, una delle agenzie locali con cui ero già stato in passato.
Arrivati agli uffici abbiamo assistito ad una bellissima alba.

Purtroppo, come spesso verifico anche nei miei viaggi di gruppo, la differenza la fanno le guide.
Il primo giorno eravamo veramente in tanti, penso almeno 15 motoslitte, la maggior parte di cui composte da due persone. Durante il breefing ci avevano detto di bilanciare il mezzo in curva, senza farci fisicamente vedere come.
Dopo circa un’ora, alla prima vera inclinazione, sono letteralmente volato via. Una delle guide mi ha chiesto cosa stessi facendo e con fare superbo mi ha poi detto che il peso andava completamente spostato, muovendomi con tutto il corpo, compreso il passeggero. Avrei voluto dire tante cose nella mia lingua ma avrei rischiato di litigare di brutto. Di per se l’escursione è stata veramente molto bella, per via dei paesaggi che abbiamo attraversato.
Siamo passati su vallate impressionanti in cui c’eravamo solo noi, raggiungendo blocchi di ghiaccio perenni e dai colori bellissimi. Uno dei posti che mi è piaciuto più di tutti è stato Sassendalen, un’immensa vallata al termine del quale abbiamo visto blocchi di ghiaccio perenni, canyon e rocce dalle forme particolarissime.

Attraversata questa immensa valle, ci siamo poi trovati davanti ad una delle formazioni di ghiaccio che abbia mai visto, dove abbiamo fatto una piccola sosta. Purtroppo il tutto era abbastanza sbrigativo, dato il numero di persone presenti e la poca attitudine delle guide.

C’era inoltre da attraversare un mega ghiacciaio innevato per raggiungere la east coast. Prima di questo è stato fatto una specie di terrorismo psicologico, paventando eventuali catastrofi che potevano succedere guidando su un ghiacciaio e chiedendo a chi non se la sentisse di non andare. Devo dire che la guida donna, di cui non faccio il nome, era veramente al limite dell’odioso.
L’obiettivo era quello di raggiungere Moen Bukta, uno dei punti panoramici della east coast. Dopo circa 4 ore di viaggio pause escluse siamo finalmente riusciti a raggiungere il posto.
Una cosa che ho imparato dal viaggio in motoslitta è che i telefoni muoiono in circa un’ora. Purtroppo ciò è successo anche a me, motivo per cui sono riuscito a fare pochissime foto.
Una volta arrivati ci è stato offerto il pranzo, a distanza siderale dal mare ghiacciato nel fiordo, cosa che non consentiva nemmeno di goderci lo spettacolo. Ho tirato fuori il binocolo per vedere se ci fosse fauna nelle vicinanze ma mi è passata la voglia, a causa della fretta dilagante che ha condizionato tutto il tour. Dopo circa un’ora di pranzo, ci siamo rimessi in marcia, facendo il percorso al contrario e tornando con il buio.
Nel percorso abbiamo incontrato centinaia di renne selvatiche senza avere il tempo materiale di fotografarne una. Ci siamo anche fermati a vedere un bellissimo tramonto e alcune formazioni di ghiaccio ma sempre con molta fretta.

La sera sentivo dolori ovunque per via della caduta, del freddo e della motoslitta e non ero di buon umore. Avevamo comunque percorso circa 170 km in un solo giorno!!!! Di animali artici nemmeno l’ombra.

Dopo aver cenato al volo in centro ed aver bevuto qualche birra, ci siamo avviati alla guesthouse. Ed ecco la sorpresa che ha dato un senso a tutta la giornata: intorno alle 20, il cielo si è liberato ed abbiamo assistito ad una bellissima aurora boreale, visibile chiaramente a occhio nudo, nonostante le luci della città e la luna. La magia delle Svalbard.


IL TERZO GIORNO
Per il giorno seguente abbiamo optato nuovamente per la east coast, con la stessa agenzia. La sera precedente avevamo anche tentato di cambiare la destinazione ma alla reception ci hanno detto che se avessimo disdetto avrebbero dovuto annullarla, a causa dei pochi partecipanti.
Non eravamo così entusiasti di dover affrontare di nuovo quel viaggio, memori del giorno precedente. Le coincidenze a volte sono bellissime.
C’era un’altra guida di nome Timo, un ragazzo simpaticissimo e preparatissimo che ci ha dato tutte le informazioni per una guida sicura. Avevamo capito che l’aria era cambiata.
Ci siamo fermati negli stessi punti del giorno precedente, aggiungendo un gran numero di tappe.


La giornata era già iniziata bene, dopo aver visto una bellissima alba ad Adventalen .

Dopo circa 3 ore e dopo aver visitato tanti bei posti, siamo finalmente giunti sulla East coast. Incredibile ma vero eravamo gli unici ad essere presenti e la nostra guida ha deciso di accamparsi proprio accanto al mare. Una differenza netta con il giorno precedente, che si era già capita molto prima.


Proprio mentre stavamo per pranzare ecco finalmente la sorpresa più bella. Un orso polare che camminava a distanza di circa 150 metri sul pack artico. La distanza era siderale e il meteo veramente cupo, cosa che non mi ha permesso di fare delle grandi foto. La macchina fotografica, con un 150-600 e un moltiplicatore 2x, non riusciva a mettere a fuoco, a causa della luce bassissima e dei grandi blocchi di ghiaccio presenti. Ho deciso così di fare un bel video, seguendo l’orso, mentre ero sdraiato a pancia in sotto sulla neve gelata. Dopo un minuto ho deciso di godermi lo spettacolo senza occuparmi della macchina fotografica e dal binocolo ho visto l’orso saltare in acqua e poi asciugarsi il pelo sul ghiaccio. Un’emozione incredibile.


Forse lavorandoci in futuro, riuscirò a recuperare qualche scatto ma devo ammettere che tenere il momento solo per me, per una volta, è stato veramente bello.
Dopo aver goduto del pranzo, ci siamo mossi più in alto ed abbiamo visto il re dell’artico scomparire sulla costa lentamente. Nel frattempo cominciavano ad arrivare gli altri gruppi, che non sono stati così fortunati come noi.
Al ritorno Timo ci ha mostrato diversi siti molto belli ed interessanti. Uno di quelli che mi è piaciuto di più è stata la classica formazione di ghiaccio perenne presente a valle del mega ghiacciaio che si deve attraversare per raggiungere la East coast.


L’altro sito è stato quello di un canyon nei pressi di Sassendalen, dove abbiamo incontrato diversi cani da slitta. Le stalattiti presenti erano maestose.


Canyon a Sassendalen
Sulla via del ritorno ci siamo fermati poi due volte. La prima ad un Bingo. E’ così chiamato perchè l’acqua si infiltra all’interno del ghiaccio, rimanendo intrappolata ed è potabile. Quello da noi visitato era accanto ad una cabin ed è utilizzato per estrarre acqua da bere da parte di coloro che decidono di soggiornare.

La seconda invece è stata una zona pianeggiante nella quale abbiamo potuto vedere delle rocce calcaree bellissime di colore rosso, che rimangono in tale stato nonostante il congelamento dell’inverno.

Dopo l’ultima sosta siamo poi tornati alla ns guesthouse.

Purtroppo non sapevamo ancora se le escursioni in nave sarebbero state confermate o meno. Per tale motivo a forza di sollecitare abbiamo ricevuto la notizia che la nave non era pronta. Ho fatto le mie rimostranze in merito e ricevuto il rimorso 4 giorni dopo. A quel punto non ci restava altro che prenotare altre due escursioni per gli ultimi due giorni. Abbiamo optato per un tour verso la costa ovest e uno a Gronfjorden.
IL QUARTO GIORNO
Per il nostro quarto giorno abbiamo deciso di visitare Tempelfjorden, un bellissimo fiordo affacciato sul mare, in cui ero già stato in rib boat nel 2019.
Il percorso era in parte uguale ai precedenti giorni. Al pick-up ecco di nuovo la guida del primo giorno. Non vi dico l’espressione nel vederla nuovamente, con il suo bel sorriso costruito.
Dopo essere arrivati fino a Sassendalen, questa volta abbiamo proseguito verso il bellissimo fiordo. Eravamo la seconda motoslitta nella fila.
Appena arrivati ecco a 2 metri da noi una bellissima volpe artica, che si sposta solo di qualche metro e rimane a guardarci. Richiamiamo insistentemente la guida che però non ha intenzione di fermarsi. La volpe si allontana con grande disappunto di tutto il gruppo. Ovviamente faccio le mie rimostranze in merito. La conferma di quanto detto prima.
Per pranzo ci siamo poi fermati in un lavvo all’interno di un canyon. Tutto molto bello ma condizionato dall’arrabbiatura per quanto successo in precedenza. Incredibile che non ci siamo potuti fermare per una ripicca.




La beffa peggiore è stata quella al momento nel quale al ritorno in ufficio le guide si sono anche vantate della volpe vista da noi, dicendo che se volevamo ci avrebbero dato le foto a pagamento. Ovviamente li ho dovuto dare un freno a tutto ciò, dicendo di avere circa 500 foto della volpe in inverno e in estate.
Come accaduto per i due giorni precedenti, la sera è arrivata a ravvivare gli animi. Stavo fumando una sigaretta in ciabatte fuori dalla guesthouse, tentando di fare foto al nuovo bellissimo avvertimento di presenza degli orsi polari.


Dopo due minuti ecco l’aurora apparire attraverso le montagne, sotto una luna splendente.


Un’altra serata magica alle Svalbard.
IL QUINTO GIORNO
Per il quinto giorno di motoslitta abbiamo deciso di cambiare agenzia, rivolgendoci a Better Moment As. Una scelta azzeccatissima. Abbiamo avuto come guida la bravissima Noora, competente e veramente appassionata. Prima della partenza ha fatto fare un giro di presentazioni rapide tra i partecipanti, cosa che ha creato un bel gruppo allegro, composto da 3 norvegesi, 4 ragazzi giapponesi e noi.
Il tour prevedeva l’arrivo sulla west coast ma c’era vento forte e neve insistente, cosa che non rendeva sicuro l’attraversamento di alcune valli e montagne. Ci siamo quindi diretti a Tempelfjorden nuovamente.
Per strada ci siamo finalmente a fotografare le bellissime pernici bianche.



Ci siamo poi fermati su un’enorme vallata a fare qualche foto e ad osservare in silenzio il panorama.

Successivamente ci siamo diretti a Tempelfjorden, dove abbiamo consumato un bel pranzo. A differenza dei precedenti era una minestra buonissima, preparata al mattino, accompagnata da pane fresco. La guida ha poi deciso di arrivare sulle pendici delle montagne che affacciavano sul fiordo. Il percorso in salita è stato difficilissimo, poichè la neve spazzata dal vento rendeva quasi impossibile vedere qualcosa. Una motoslitta si è ribaltata ma per fortuna i due ragazzi giapponesi, con l’aiuto di tutti, sono riusciti a rialzarsi incolumi.
Dall’alto la vista era veramente bellissima.


Ci siamo poi riavviati verso Longyearbyen, dopo una bella giornata trascorsa. La cosa che ho più apprezzato della nostra guida era la passione che ci metteva. Secondo me è una cosa importante per chi porta in giro le persone, soprattutto in questo tipo di viaggi. Prima di salire all’ufficio mi sono fermato per fare la classica foto che tutti fanno alle Svalbard .

La sera mangiato al pub più a nord del mondo. Devo dire che ci vado sempre volentieri anche se le fish and chips, di cui vado pazzo, non sono nulla di che. I panini invece sono buonissimi. La prima sera abbiamo invece mangiato al locale Stationen, dove birra e fish and chips sono fenomenali ma molto più costose.
IL SESTO GIORNO
Per il sesto giorno abbiamo prenotato un’escursione verso Gronfjorden, sperando che il meteo ci consentisse finalmente di andare o ovest.
Questa volta c’era un ragazzo molto competente ed esperto, che ha portato tutto il gruppo in sicurezza fino a destinazione, nonostante il meteo non promettesse nulla di buono.
Siamo saliti proprio dietro alla nostra guesthouse, attraversando parte della città. Per strada c’era un panaroma bellissimo, anche se il percorso in discesa all’andata e in salita al ritorno, è stato veramente difficile da affrontare in motoslitta.


Durante il percorso ci siamo fermati per fare alcune soste. La prima per fotografare le renne.


Una volta arrivati in prossimità del fiordo, ci siamo fermati davanti al mare in tempesta e senza ghiaccio. All’improvviso ecco spuntare dal mare un branco di foche incuriosite, che ci hanno allietato per circa 10 minuti con le loro evoluzioni.




Subito dopo ci siamo fermati proprio accanto alla città di Barentsburg, dove abbiamo pranzato. Purtroppo per via delle sanzioni economiche combinate dal governo alla Russia, non è stato possibile accedere alla città. Barentsburg e Pyramiden sono infatti gestite da un’agenzia Russa.

Mentre eravamo a pranzo, siamo stati investiti da una tempesta di vento e neve, che ci ha accompagnato fino al ritorno. Ho dovuto togliere gli occhiali per vedere il percorso, che era completamente ricoperto dalla bufera. Una delle soste,molto interessante, ci ha consentito di visitare all’interno una cabin di emergenza.


Una volta arrivati a Longyearbyen abbiamo trovato un meteo veramente freddo e ventoso. Eravamo stanchi e infreddoliti e probabilmente anche febbricitanti. Dopo il breefing finale siamo tornati in guesthouse e abbiamo fatto i bagagli.

Senza dubbio questo è stato un vero viaggio wild ma il più stancante della mia vita. 700 km e quasi 50 ore in motolistta, con temperature percepite intorno ai -30°C. I tanti chilometri percorsi ci hanno consentito di vedere un’orso polare, una volpe artica, le pernici bianche e le foche. E’ stato veramente faticoso affrontare le intemperie del vero artico ma è un viaggio che rimarrà sempre dentro di me.
L’unica cosa di cui sono rimasto amareggiato è stato il trattamento ricevuto da Henningsen, che fino all’ultimo non ci ha avvisati della cancellazione delle escursioni, mettendo a rischio l’intero viaggio. Per fortuna siamo riusciti ad organizzarci e a passare delle belle giornate, immersi nel ghiaccio dell’artico. Di sicuro saprò a chi rivolgermi la prossima volta ma resta comunque il fatto che un viaggio come questo rimane unico nel suo genere e che le Svalbard sono senza dubbio il più bel posto del mondo.